Ultimi articoli
.jpg)
1 luglio 2025 – nel centenario esatto della sua scomparsa
Erik Satie (Honfleur, 1866 – Parigi, 1925) è stato un compositore e pianista che ha vissuto ai margini, geografici e artistici, dell’establishment musicale francese.
Trasferitosi giovanissimo a Montmartre, ha frequentato caffè, cabaret e accademie con lo stesso spirito irriverente con cui ha affrontato lo spartito.
Satie sfugge alle definizioni convenzionali: non romantico, non impressionista, ma decisamente rivoluzionario. La sua estetica ridotta all’essenziale incrinò i confini delle forme musicali tradizionali. I critici lo liquidarono come “dilettante”, ma i colleghi più lungimiranti, da Debussy a Ravel, hanno riconosciuto in lui un pioniere.
La vita, segnata da indipendenza ostinata e ironia beffarda, è il filo che unisce la sua arte a una filosofia di libertà assoluta.
Oggi, a cento anni dalla sua morte, Satie resta l'emblema di chi, sfuggendo alle etichette, ridefinisce i confini stessi della musica. Per celebrare questo evento, ecco dieci curiosità che ne raccontano il lato più eccentrico e visionario.
- 1. Il padre dell’“ambient”: la Musique d’ameublement
Nel 1917 Satie coniò il termine musique d’ameublement (“musica d’arredamento”): brani pensati per non essere ascoltati con attenzione, ma per fondersi con i rumori di fondo, un’anticipazione clamorosa dell’ambient e del muzak diffuso nei luoghi pubblici. - Vexations: 840 ripetizioni di puro zen
Il suo pezzo più estremo dura appena poche battute ma la sua esecuzione era stata precedentemente ritenuta impossibile, poiché il compositore francese aveva suggerito, all'inizio del suo manoscritto originale, che il motivo venisse ripetuto ottocentoquaranta volte! Inoltre aveva lasciato un consiglio: “It would be advisable to prepare oneself beforehand, in the deepest silence, by serious immobilities”. La prima esecuzione integrale di Vexations, organizzata da John Cage nel 1963, ha richiesto 11 pianisti e 18 ore e 40 minuti di fila.
Si riferiscono degli effetti mistici del brano: i pianisti affermano che c'è qualcosa nella notazione di Satie che rende impossibile memorizzare la breve linea melodica, ogni volta sono costretti a leggere a prima vista. Gli ascoltatori hanno riferito un effetto simile: anche ascoltando l'inquietante melodia per diverse ore, sono comunque incapaci di canticchiarla. - Memories of an Amnesiac
In Memories of an Amnesiac Satie racconta che si definiva “fonometrografo”, non musicista. Preferiva pesare i suoni con fonometri, fonoscopi e motodinafoni, annotandoli più in fretta di qualunque compositore: la fonologia, diceva, è il futuro e paga meglio. Con ironia denunciava l’ignoranza artistica degli animali: piccioni senza geografia, pesci senza oceanografia, cavalli senza danza e usignoli che cantano male perché ignari di chiavi e tonalità. Eppure uomini e bestie condividono la stessa educazione incompleta. Per respirare bellezza, infine, viveva tra capolavori apocrifi: un Rembrandt tarocco, un Teniers inventato e una Decima Sinfonia di Beethoven, comprata da un falsario e giudicata «colossale». In questo carosello di paradossi Satie smaschera i conformismi accademici, trasformando la provocazione in poetica e ribadendo che l’immaginazione è la misura dell’arte. - Un’agenda al minuto
Nel suo testo Memoirs of an Amnesiac, inoltre, è presente la celebre tabella “An artist must regulate his life”, in cui spiegava programmava la giornata al secondo: sveglia 7:18, ispirazione dalle 10:23 alle 11:47, pranzo di 3 minuti alle 12:11, equitazione fino alle 14:53, altra creatività dalle 15:12 alle 16:07, poi “occupazioni varie” fino alle 18:47. Cena di 4 minuti, letture sinfoniche ad alta voce dalle 20:09 alle 21:59 e sonno alle 22:37. Il menù è tutto bianco: uova, zucchero, ossa grattate, salsicce canforate. Dorme su un letto rotondo con un foro per la testa, un servo gli misura la febbre ogni ora; respira “poco alla volta”, cammina guardandosi alle spalle, ride solo per sbaglio e si scusa. Una parodia di disciplina che, dietro la precisione maniacale, svela l’ironia con cui Satie rovescia ogni regola. - Una chiesa “fai-da-te”
Nel 1892 fondò la Église Métropolitaine d’Art de Jésus Conducteur, di cui si autoproclamò “Parcier et Maître de Chapelle”, emettendo bollettini di scomunica contro critici e colleghi. Il musicista è riconosciuto come unico membro della chiesa. Satie esaltava la sua povertà volontaria e una musica “senza crauti”, cioè libera dal wagnerismo. La sospensione delle sue pubblicazioni tramite la Metropolitan Church of Art e il suo successivo terzo tentativo fallito di candidarsi all'Académie des Beaux-Arts nel 1896, segnano la conclusione di quello che a volte è considerato il "Periodo Mistico" di Satie, restarono i documenti gotici e la prova che, per Satie, persino la religione poteva diventare puro teatro dell’immaginazione. - Il Velvet Gentleman
Nel 1895, povero ma ambizioso musicista ventinovenne, Satie acquistò sette abiti identici di velluto grigio. Inoltre portava sempre con sé un ombrello, anche quando non pioveva. Usava gli ombrelli per ripararsi il viso dal sole, ma li chiudeva quando pioveva, per paura di rovinarli. Per tutta la vita girò con questi sette identici completi e l’ombrello sempre con sé. Mentre passeggiava tra Parigi e i suoi vari impegni, i bambini lo seguivano, incantati da quell'uomo singolare; per via del suo aspetto impeccabile e del suo abbigliamento, iniziarono a chiamarlo il Velvet Gentleman e il soprannome gli rimase. - Due pianoforti, uno sopra l’altro
Dopo la sua morte gli amici entrarono nel minuscolo studio di Arcueil, la leggenda racconta che in una stanza, chiusa a chiave, vi trovarono centinaia di ombrelli neri identici e nell’altra (presumibilmente la stanza principale) c’erano due pianoforti impilati; quello sotto Satie lo suonava, quello sopra lo usava come ripostiglio per lettere mai aperte. - Parade: arte totale con Picasso & Cocteau
Il balletto Parade (1917) mise insieme Satie (musica), Jean Cocteau (libretto) e Pablo Picasso (scene e costumi), la coreografia era di Léonide Massine per la compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev. In orchestra comparivano sirene, macchine da scrivere e rotelle da lotteria, aggiunti dal librettista che provocarono un certo sgomento nel musicista e scandalizzarono la Parigi del tempo.
Gli spunti melodici si rifanno alla musica da fiera, utilizzati volutamente con accenti stranianti e ulteriormente banalizzati da un ritmo basato su tempi uniformi ed esasperati. Questa musica, estremamente semplice e quasi disumanizzata, raggiunge il suo culmine nella rappresentazione dei due personaggi principali. Con Parade per la prima volta si suonò della musica jazz in uno spettacolo teatrale; il ragtime ballato dal personaggio della bambina americana è un vero e proprio brano di jazz d'epoca. - Lo “studente fuori corso” della Schola Cantorum
A quasi 40 anni, Satie tornò sui banchi della Schola Cantorum di Parigi. Questo avvenne a seguito dell’ascolto dell’opera Pelléas et Mélisande di Debussy, che ha provocato in Satie un cambiamento decisivo nella sua prospettiva musicale, perché l’ha trovata "assolutamente sbalorditiva". Nel tentativo determinato di migliorare la sua tecnica, e contro il consiglio di Debussy, si è quindi iscritto a scuola nell'ottobre del 1905, continuando i suoi studi lì fino al 1912. Ha studiato come migliorare la sua tecnica con insegnanti come Vincent d’Indy e Albert Roussel, dimostrando che non è mai troppo tardi per ricominciare, anzi è stato uno studente molto più coscienzioso e di successo di quanto non fosse in gioventù. - Il balletto smarrito e ritrovato: Jack in the Box
Credendo di aver perso lo spartito su un autobus, Satie archiviò il progetto. Il manoscritto venne invece scoperto dentro un taccuino infilato dietro il suo pianoforte solo dopo la sua morte e debuttò postumo con i Ballets Russes nel 1926. è stato trovato insieme a un’altra partitura perduta: la sua opera per marionette Geneviève de Brabant.
Ascolta (e colleziona) Satie oggi
Vuoi immergerti nelle sue pagine più celebri? Sulla nostra vetrina Amazon è disponibile il nuovo vinile “Satie – Classical Music Masterpieces”: un viaggio che raccoglie i capolavori più significativi del compositore francese, noto per le sue composizioni innovative e avant-garde che hanno influenzato profondamente la musica del XX secolo. Il vinile offre un'esperienza d'ascolto autentica e calda, catturando le sfumature delicate e l'atmosfera unica delle composizioni di Satie. Dalle celebri Gymnopédies alle Gnossiennes, ogni traccia è stata masterizzata con cura per garantire la massima fedeltà sonora.
E se preferisci il video, ecco la nostra compilation su YouTube!
Buon centenario, Monsieur Satie.